sabato 11 giugno 2011

Nucleare: sì, no, boh!

  • 11 giu 11


Con una certa regolarità salta fuori la voglia di energia nucleare: 
risolverebbe il pericolo "blackout", renderebbe il paese meno dipendente da importazioni di petrolio e carbone, potrebbe far scendere il prezzo dell'elettricità, le centrali nucleari, se gestite in maniera corretta, non sono inquinanti e secondo alcuni addirittura meno pericolose delle grandi dighe.
Nella realtà sorgono tanti intoppi: dalla progettazione all'avvio di un nuovo impianto nucleare passano 7/8 anni, il tempo che ci vorrebbe per trovare un sito adatto e non contestato dagli abitanti resta un interrogativo. Quindi niente soluzione tempestiva dei problemi attuali. I costi di un nuovo impianto nucleare sono molto alti, per quello che sta sorgendo in Finlandia si parla di 3 miliardi di Euro. Molto costoso e completamente irrisolto il problema delle scorie. Cosa farne, dove metterli? Un nuovo decreto legge permette l'esportazione, ma gli altri paesi hanno gli stessi problemi e per legge non importano più scorie. Se, inoltre, si considerano i sussidi che hanno ricevuto le imprese per ricerca e sviluppo nel campo dell'energia nucleare, questa tecnologia è da considerare molto cara: nell'ultimo programma quadro per la 
ricerca europea, le nucleari hanno ricevuto più di 1,2 miliardi di euro, mentre le energie rinnovabili solo 390 milioni di euro. A questo ci sono da aggiungere i prestiti stanziati nel quadro del trattato Euratom, per un totale di 3,2 miliardi di euro dal 1977, fa i conti Greenpeace.  

Premesso che una centrale nucleare sfrutta la reazione di “fissione nucleare” possiamo affermare che i vantaggi pro atomo sono: 
  Emissioni di CO2 nulle. Le centrali nucleari non bruciano combustibili fossili e quindi non immettono nell’ambiente né anidride carbonica né ossido di azoto o di zolfo gas responsabili dell’effetto serra.Non hanno inoltre alcuna emissione di CO2 diretta in quanto in esse non avviene nessun fenomeno di combustione chimica anche se, nel suo complesso, la filiera di produzione dell'uranio e di smaltimento delle scorie determina una produzione di CO2 non del tutto trascurabile. 
   Miglioramento del bilancio energetico. Il nucleare riduce la dipendenza dal petrolio ed il bilancio di spesa dei pagamenti all’estero. Inoltre assicura una maggiore stabilità alla nostra economia mettendo al riparo da crisi internazionali (vedi controversia del gas tra Russia ed Ucraina). 

Gli svantaggi per l’impiego del nucleare possono riassumersi: 
   Elevati rischi in casi di incidenti. Le radiazioni sono in una centrale atomica il maggior rischio. Gli incidenti più gravi di cui si ha notizia sono: 
Kyshtym URSS 1957 in seguito allo scoppio di un bidone di rifiuti radioattivi furono esposti alle radiazioni 270.000 persone e non si hanno dati dei decessi per tumori e leucemie indotte. Sallafield Gran Bretagna 1957 incendio ad un reattore a plutonio con fuga di vapori e gas radioattivi sono stimati ufficialmente 300 morti per tumori e leucemie da contaminazione di radiazioni. Three Mile Island USA 1969 evacuate 3.500 persone. Chernobyl URSS 1986 fusione del nocciolo di un reattore nucleare. 30 persone morirono al momento dell’incidente. 2500 nel periodo immediatamente successivo per malattie tumorali. Non esistono stime ufficiali delle morti riconducibili, dall’86 ad oggi, a cause correlate all’incidente. 
  Scorie nucleari.La fissione nucleare produce infatti materiali altamente radioattivi, un residuo dei combustibili (Uranio e Plutonio) che resta attivo per milioni di anni. La radioattività delle scorie nucleari decade nel tempo, ma molto lentamente, e ad oggi non esiste nessun sistema per distruggerle o renderle inoffensive. Vanno stoccati perciò in appositi siti che possono essere depositi geologici od artificiali opportunamente costruiti. Detti siti sono comunque estremamente costosi sia per il loro progetto e costruzione sia per il loro mantenimento.Attualmente le scorie nucleari sono state chiuse in casse metalliche e riposte in bunker schermati infossati in luoghi desertici, ma questo non dà certezza, considerando i possibili sconvolgimenti sismici cui potrebbe essere soggetto il territorio. Altro sistema per risolvere il problema delle scorie nucleari è quello di riutilizzarle in altri tipi di reattori i quali a loro volta produrranno si altre scorie, ma con un decadimento della radioattività molto più rapido. Ancora nessun paese nel mondo è giunto ad un sistema di stoccaggio sicuro e definitivo per le scorie nucleari e questa è la causa primaria per cui molti paesi hanno interrotto la produzione di energia nucleare. A tutto ciò va aggiunto che un reattore nucleare ha una vita media di circa 30 anni dopodiché va smantellato e le sue parti contaminate vanno stoccate come le scorie.
Presidente della SOGIN è il generale Carlo Jean che, nel febbraio 2003, ha così quantificato i rifiuti radioattivi presenti in Italia: circa 50.000 metri cubi (mc) di scorie radioattive a bassa e media radioattività, circa 8.000 mc di scorie radioattive ad alta radioattività, 62 tonnellate di combustibile irraggiato, oltre a ospedali, acciaierie, impianti petrolchimici e così via che producono circa 500 tonnellate di rifiuti radioattivi ogni anno.. Attualmente tutte queste scorie radioattive si trovano in parte stoccate nelle vecchie centrali nucleari, in parte nei centri ENEA, in parte nell'impianto di riprocessamento di Sellafield (Scozia).
Dal 1989 in poi il cittadino italiano ha iniziato a pagare, attraverso un’addizionale sulle bollette Enel, i cosiddetti “oneri nucleari” destinati in un primo tempo a compensare l’Enel e le altre società collegate per le perdite conseguenti alla dismissione delle centrali. Dal 2001 fino al 2021 gli oneri sono stati destinati alla SOGIN e finalizzati alla messa in sicurezza degli 80.000 mc di scorie radioattive frutto dell’attività nucleare. Alla data del 2021 i cittadini avranno pagato attraverso addizionali sulla bolletta Enel la cifra astronomica di 11 miliardi di euro.
  Localizzazione delle centrali. La scelta dei siti dove costruire le centrali non è semplice ed incontra feroci e giuste resistenze delle comunità locali che difficilmente sono disposte a sacrificare il proprio territorio per la collettività. 
A tutto ciò va aggiunto che ad oggi sono attivi nel mondo 438 reattori nucleari che forniscono il 16% del fabbisogno mondiale di energia e che la Francia è l’unico paese che produce con l’atomo il 78% del suo consumo energetico (contro il 20% USA). Va ancora detto che nei paesi occidentali non è, da un po’ di 
anni, in costruzione alcuna centrale nucleare (unica eccezione è la Finlandia).
 Disponibilità delle risorse di Uranio, l’elemento combustibile dei reattori attualmente in funzione. Ad oggi undici nazioni, tra le quali Germania, Francia e Repubblica Ceca, hanno esaurito le loro riserve e 2.3 milioni di tonnellate (ton) di uranio sono già state consumate. La domanda mondiale di uranio è di circa 67 mila ton per anno mentre la produzione si attesta sulle 42 mila ton. Così 25 mila ton sono prelevate ogni anno dalle scorte secondarie accumulatesi prima del 1980, nei tempi in cui la produzione di uranio era stimolata dalla domanda militare. Per quanto l’entità precisa di queste scorte secondarie non sia nota, si stima con le dovute cautele che esse si esauriranno in una decina d’anni.Ma quanto uranio rimane in natura? La disponibilità concreta è legata al suo grado di concentrazione nella roccia da cui lo si estrae, ergo al suo costo di estrazione. Dunque, all’attuale tasso di consumo l’uranio effettivamente 
disponibile durerebbe circa 38 anni. Se si dovesse aumentare il numero di reattori in esercizio senza un’effettiva garanzia sui rifornimenti di combustibile si butterebbero soldi al vento. Si rischierebbe di ultimare i lavori di costruzione dei reattori e di lasciar poi i medesimi spenti e inutilizzati. 
Va inoltre ricordato che l’attività mineraria ha un alto impatto ambientale e, se si dovessero considerare i costi ambientali indotti dall’intero processo estrattivo, i reali costi finali sarebbero ben maggiori di quelli sopra citati. Nell’intero ciclo di preparazione dell’uranio, il processo dell’ arricchimento è particolarmente energivoro:l’energia necessaria è prodotta bruciando carbone e dunque il contributo all’emissione di gas serra è non trascurabile. In generale, la stessa attività di costruzione degli impianti, dei reattori e il loro decommissionamento finale richiede grandi quantità di cemento la cui produzione è notoriamente inquinante e produttrice di diossido di carbonio.
L’affermazione, spesso ripetuta, che l’energia nucleare è amica del clima è dunque oggettivamente falsa anche se, a tutt’oggi, un reattore nucleare inquina certo meno di una centrale a carbone.I reattori nucleari non aumenteranno a livello mondiale la loro capacità produttiva globale per motivi intrinseci legati alla reperibilità dell’uranio e per gli alti costi dell’intero ciclo produttivo.

Negli ultimi tempi abbiamo assistito ad un costante aumento del prezzo del petrolio e molti commentatori hanno sostenuto che, di fronte al progressivo esaurirsi delle risorse petrolifere, il ricorso all’energia nucleare è inevitabile. Il caso della Francia è, a questo proposito, illuminante in quanto essa produce il 78% dell’energia elettrica da fonte nucleare. Bene, la Francia è al contempo al dodicesimo posto nel mondo per consumo di petrolio e al sesto posto nel mondo per importazioni di petrolio. La Francia consuma e importa più petrolio dell’Italia che non produce un singolo chilowattora da nucleare. 
Nonostante tutta la sua energia nucleare, la Francia consuma ogni giorno una quantità di petrolio equivalente all’intera produzione irachena. La credenza che il nucleare permette di liberarsi dal petrolio è dunque oggettivamente falsa ed il motivo è ovvio: l’elettricità è solo una delle forme di energia possibili. Dalla fonte nucleare si produce energia elettrica ma il sistema dei trasporti è quasi interamente dipendente dalla fonte petrolifera. 
 Il trasporto di scorie e di materiale nucleare è uno degli aspetti più critici della questione "sicurezza". Durante il trasporto, oltre all'opposizione delle popolazioni che vedranno passare treni o navi con carichi radioattivi vicino alle proprie abitazioni, sussiste il rischio di incidenti e di attentati terroristici. In Francia, i treni speciali adibiti al trasporto di scorie nucleari sono scortati militarmente. L'itinerario del treno cambia in 
continuazione all'insaputa delle popolazioni residenti nei pressi delle ferrovie. Per questi motivi i depositi di scorie dovrebbero risiedere nei pressi delle centrali nucleari evitando in questo modo la necessità del 
trasporto delle scorie. 
  Il terrorismo. Il rischio che le centrali nucleari siano prese come obiettivi per atti di terrorismo o come bombe sporche è molto realistico. E' lecito e razionale preoccuparsi. Le nuove centrali nucleari dovranno includere questo aspetto fin dalla fase di progettazione.

Berlusconi ha firmato un accordo con Sarkozy per 4 centrali nucleari francesi costruite in Italia. Una follia in collaborazione con Enel. Saranno pronte fra 10 anni. La crisi energetica sta già scoppiando (solo la crisi economica ci sta dando una boccata d'aria. Non ci serve energia fra 10 anni, Ci serve ora.  
Innanzi tutto se si partisse immediatamente a costruirle entrerebbero in funzione nel 2019. Se ciò si avverasse sarebbe la prima volta in Italia che un’opera viene realizzata nel tempo previsto. Inoltre bisognerebbe calcolare che nei prossimi anni i prezzi di idrico e eolico continueranno a calare grazie 
alla massificazione dei sistemi di produzione e alle nuove tecnologie che stanno per arrivare sul mercato. E si calcola che tra 3-4 anni il solare dovrebbe diventare conveniente rispetto al nucleare anche senza finanziamenti pubblici. 

Sulla ricerca nel settore nucleare si è speso molto di più che su quella sulle fonti rinnovabili.Questi aiuti sono andati a scapito delle fonti rinnovabili, come il solare che nel paese del sole stenta a decollare. Lo stesso vale per l'eolico. Ambedue queste tecnologie hanno un loro impatto sull'ambiente, ma è un'impatto prevedibile, calcolabile e meno costoso del nucleare. Le fonti, sole e vento, sono inesauribili, investendo nella ricerca e migliorando le tecnologie si può aumentare la resa e diminuire l'impatto ambientale.
Nelle fonti rinnovabili idriche oltre ai fiumi non dimentichiamo il mare: correnti e maree ci sono sempre, quindi sono un grande sistema per produrre energia.
Esistono sistemi che accumulano energia sotto forma di acqua o altre sostanze bollenti, in modo da avere energia anche di notte. Esistono situazioni come il deserto del Sahara dove il sole è garantito (esistono ormai cavi a basse temperature con dispersioni bassissime.)
E le biomasse? Cacca umana e animale, spazzatura organica, scarti alimentari e agricoli possono alimentare produzione di gas combustibile e a cippato di legno (estrazione del gas da fibre legnose tramite alte temperature).
Sprechiamo l'80% dell'energia! Quindi non dobbiamo far fronte con le rinnovabili ai consumi attuali ma a consumi di molto ridotti anche calcolando i futuri bisogni dei paesi emergenti.
Nel 2009 abbiamo consumato circa 330.000 GWh di energia elettrica  con un incremento medio annuale di quasi il 2% negli ultimi vent’anni. Il 2% equivale a 6.600 GWh  che è l’energia fornita in un anno da una centrale nucleare di media potenza. Se volessimo soddisfare tutto il fabbisogno italiano di energia 
elettrica con centrali nucleari di potenza medio-alta, dovremmo costruirne una quarantina
. Ma il dato sorprendente è che ogni anno dovremmo costruire una centrale nucleare solo per compensare l’aumento dei consumi di quell’anno!


Naturalmente questi aspetti sono noti agli operatori del settore. Ma il costruire le centrali nucleari è, per alcuni, un business in sé. A prescindere dalla loro reale utilità economica e ambientale.